Mancato intervento

Come sapete avrei dovuto fare un intervento dal palco del Milano Pride in rappresentanza della Rete Milano senza frontiere. Appena ricevuta la notizia tramite un’email: “Mayra devi parlare al Pride” mi sono sentita davvero molto contenta. Cari compagni so che avete usato l’infallibile nonché democratico metodo di nominare chi non era presente alla riunione. Grazie amici sapete quanto sono incapace di parlare in pubblico.

Ero nervosa ma felice. Perché il Pride lo sento mio.

Una volta dopo una delle nostre femministe riunioni in preparazione di Università Migrante ho chiesto a Lucia se si poteva essere un po’ lesbiche. Lei mi ha risposto di si. E io mi fido perché lei è lesbica tutta quanta. Dunque, sono un po’ lesbica.

Sono un po’ marocchina, un po’ messicana un po’ milanese un po’ di Bergamo un po’ di Lima.. Un po’ immigrata un po’ residente un po’ disoccupata ( no, quello sono tanto ). Sono un po’ di tutto.

So che a proporre il mio nome per fare questo mancato intervento, sei stata tu Lucia.

Io so che anche te sei un po’ di tutti noi. So che quando siamo insieme ( e quando non siamo insieme ) ti senti un po’ messicana come me. Infatti ti sei andata a far una vacanza a Cancùn che manco i messicani che ci siamo nati. Ma fa niente, cara Lucia. Ho la certezza che sei una vera compagna. Di quelle che si trovano poco, ma quando le trovi ti viene voglia di cantare l’internazionale a squarciagola nel mezzo di un raduno nazi fascista. Perché quando si trovano le compagne come te, non si ha paura di niente.

Nemmeno di scrivere ( e poi pubblicare ) che si è un po’ lesbiche. Non so mio marito come affronterà questa novità, mi auguro bene. Perché io e mio marito abbiamo avuto la possibilità, abbiamo il diritto di sposarci poiché eterosessuali. Non che il matrimonio sia uno spasso… in ogni modo vorrei che questo diritto lo avessero tutte e tutti.

Vorrei che le persone non scapassero più dalle guerre, che le donne uomini e bambini non riempissero più il Mediterraneo, che la gente non scomparisse più fra il Messico e gli Stati Uniti, che i palestinesi vivessero la loro terra, che le donne non venissero  più uccise. Vorrei tutto questo.

Ogni giovedì al presidio ci penso.

Che noi della rete e noi del Pride stiamo percorrendo la stessa strada, anche se ci sono persone che da entrambi le parti s’impegnano a far credere il contrario.

E’ molto più semplice. Non c’è nessun discorso politico. E’ una questione di etichette. Io cara Lucia, quando ti vedo, non vedo una lesbica. Vedo te. E tu vedi me. Non un’immigrata.

Le nostre manifestazioni sono tutte per rivendicare lo stesso identico inalienabile diritto.

Il diritto all’amore.

Amore per la vita, per la propria terra, per la libertà.

Il diritto di fare l’amore con chi e come vogliamo

Poi se volete facciamo anche dei discorsi politici, facciamo più presidi, manifestazioni, assemblee, riunioni, tutto quello che volete. Ma l’amore va fatto. E tanto.

Io mi auguro che negli anni a venire non ci sia nessun presidio, nessun pride , nessun niente.

Perché avremo esaurito gli argomenti e saremo tutti a casa ad amarci.

 

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